“Beato l’uomo che confida nel Signore” cfr. Ger 17,7.
La Liturgia di oggi è dominata dalla celebre pagina delle Beatitudini, “la carta d’identità del cristiano” (Papa Francesco), la via della felicità. Le Beatitudini sono la strada maestra verso il Regno di Dio, un cammino progressivo verso la fiducia in Dio. Questa strada però va’ contro corrente rispetto alla direzione del mondo.
Tutti aneliamo alla felicità, tutti vogliamo vivere felici, ma quando si tratta di veder chiaro su cos’è che rende felici, s’impone un discernimento: confidare in noi stessi, nella propria autosufficienza, nelle proprie ricchezze, nel benessere o confidare in Dio, nella ricerca della sua volontà.
Certo, questo Vangelo può lasciarci perplessi: come si può essere beati se noi solitamente rifuggiamo le situazioni descritte da Gesù? Non siamo certo contenti di essere poveri, perseguitati, piangenti, affamati…Gesù non esalta la disgrazia, ma ci apre alla fede pasquale, a scoprire un senso profondo della vita presente…e futura.
Confidare nel Signore è porre in Lui il proprio sostegno e non pretendere di bastare a se stessi. A volte abbiamo l’impressione che tutto dipenda da noi, che possiamo farcela con le sole nostre forze, senza gli altri e anche senza Dio.
Ma in questo modo creiamo da noi stessi una distanza da tutti. Pretendere di salvarci da soli ci porta nella solitudine, nell’aridità, nel deserto, come l’albero di tamerisco (prima Lettura). L’albero fecondo invece stende le sue radici nella relazione con Dio, una relazione vitale di affidamento e di fiducia.
É un cammino da percorrere, passo dopo passo, un avanzare fiducioso nella fede in Lui, alla luce della sua Parola.
Il Regno di Dio è per quelli che si affidano al Padre. E Dio sceglie proprio i piccoli, coloro che sono consapevoli della propria insufficienza e manifesta a loro la sua tenerezza e proclama loro la buona notizia della salvezza.
L’unica Beatitudine allora consiste in questa certezza filiale, che non crolla nelle difficoltà e nelle prove della vita, sicuri di trovare accoglienza, sazietà, sovrabbondanza, consolazione in Dio Padre.
Anche le situazioni di sofferenza ricevono un senso nuovo e possono essere vissute in una grande pace, nella fede del Risorto, qui nel presente e poi nel futuro la felicità in pienezza.
Le Beatitudini dunque sono allo stesso tempo un cammino e una mèta.
Clarisse Monastero Porto Viro